Cultura

Venezia, la Serenisima - cronologia avvenimenti storici dal V secolo all'anno 1000

dal V secolo all'anno 1000 Venezia, la serenissima repubblica.

Un millennio di storia. Nata dagli insediamenti lagunari dei fuggiaschi Veneti e Friulani di fronte alle scorribande barbare dell'alto medioevo, protetta verso terraferma dall'impenetrabile laguna, aperta verso il mare quale sbocco naturale per lo sviluppo dei traffici mercantili con l'oriente, Venezia domina il Mediterraneo per almeno cinquecento anni. Costretta dall'espansione Ottomana, la Repubblica si protende sempre più verso la terraferma Veneta che sottometterà completamente dal 1400. Al culmine della ricchezza e dello sfarzo, diverrà la capitale mondiale dell'arte, ultima sua risorsa che le permetterà di essere rispettata ed ammirata fino all'uragano napoleonico. Nonostante i saccheggi ed il degrado ottocentesco e novecentesco, peggiori delle più devastanti incursioni barbariche, Venezia è ancora il più prezioso scrigno d'arte al mondo. data avvenimento 421 25 marzo 421, è la mitica data, dovuta alle cronache di Martino da Canal negli anni fiorenti dopo il mille, della fondazione di Venezia. In realtà non esiste una vera data di fondazione, è una evoluzione, per impulsi successivi, di flussi migratori e sviluppo urbano e spostamenti del centro di potere in varie località lagunari. I primi insediamenti, stabili e certi, sono del IV secolo e principalmente del V secolo, sotto l'incalzare delle incursioni barbariche. Nulla esclude, tuttavia (ed anzi qualche prova esiste, la stessa Torcello per esempio), che in laguna vi fossero insediamenti stabili addirittura in epoca romana e preromana. Sicuramente la laguna, meno estesa dell'attuale, fu praticata in epoca romana per poi subire alcuni secoli di profondo declino ed abbandono. 450 Prima grande ondata di invasioni barbariche. 452 Invasione Unna guidata da Attila. 553 Guerra gotico-bizantina. 568 Ondata invasoria Longobarda. 588 Conquiste di Alboino, re dei Longobardi. 589 Grande alluvione. Il Brenta e l'Adige cambiano addirittura l'alveo. Il Tagliamento si riunisce in un unico corso, fortissimi scompensi anche nelle lagune, da Marano a Grado a Caorle e alla laguna di Venezia. Il territorio rimarrà paludoso fino alle bonifiche benedettine del mille. 601 Agilulfo, re dei Longobardi, assedia, conquista, saccheggia, rade al suolo Padova. Della città resterà un ammasso di rovine con pochissimi abitanti, Padova diverrà insignificante villaggio per molti secoli. VII sec. L'isola di Cittanova, fondata e popolata dai fuggiaschi di Oderzo, è il villaggio politicamente dominante in laguna, ma Torcello, della comunità di Altino, è il propulsore economico e sede di un 'magnum emporium'. 635 La sede vescovile di Altino viene trasferita a Torcello. 639 Inizia la costruzione della celebre cattedrale di Torcello, quella che vediamo tutt'ora, seppur molto rimaneggiata. 697 Ravenna, capitale bizantina, insedia a Cittanova il "Magister Militum" (generale imperiale) Paulicio (Paoluccio Anafesto 697-717), riconoscendo il ruolo di capitale politica delle, fino ad allora, frammentate comunità insediate tra le isole lagunari. E' il germe che successivamente porterà ad una vera autonomia ed indipendenza. 717 Sale al trono a Bisanzio (Costantinopoli) Leone III Isaurico, si attua una prima profonda frattura tra Impero Romano d'Oriente e Papato romano. 717 Marcello Tegalliano (717-726) è il referente imperiale a Cittanova. 727 Orso (727-737) Ipato (ipato è titolo onorifico bizantino)(quindi Ipato-Doge), approfittando delle debolezze imperiali, capeggia una rivolta antiimperiale e viene proclamato 'dux', da cui 'Doge', e ottiene ampi riconoscimenti di autonomia. Può, a ragione, essere considerato il primo Doge ufficiale, e avrà altri 117 successori che guideranno la serenissima repubblica per oltre mille anni. Le cronologie, comunque, comprendono anche i due predecessori, magister militum, Anafesto e Tegalliano. 737 Orso Ipato viene assassinato e ripristinata la carica imperiale di magister militum. 742 Diodato (o Teodato) Ipato (Ipato-Doge), figlio di Orso, capeggia una nuova rivolta e riottiene una vasta autonomia. La capitale politica viene trasferita nell'isola costiera di Malamocco. 744 Nell'isola di Olivolo (sestiere Castello e Rivo Alto -Rialto-, arcipelago dell'attuale Venezia) si insedia il vescovo Obeliebato, in contrapposizione con il patriarcato di Grado che vantava diritti sulle isole lagunari. Il vescovo era legato ad Aquileia e porta nelle isole lagunari il culto di San Marco, venerato dai mercanti di passaggio ad Alessandria d'Egitto dove era sepolto tra le mura di un convento. 751 Astolfo, re longobardo, conquista Ravenna e cade l'Esarcato. Ravenna viene ceduta al Papato (poi Stato della Chiesa). 750 800 E' un periodo molto buio, alla decadenza imperiale corrisponde un turbinio di azioni, vendette e colpi di mano per tenere il potere a Malamocco. Dei vari Dogi che si susseguono, nessuno morirà di morte naturale. 800 Carlo Magno, sostenuto dal papato, è Imperatore del Sacro Romano Impero, l'erede dell'impero romano. 810 Viene eletto doge Agnello Partecipazio (810-827), primo esponente della potentissima famiglia, rappresentata da numerosi dogi, che dominerà il potere di Venezia fin quasi all'anno mille. I Partecipazio erano filo bizantini e in antagonismo con i filo carolingi. Per imporre una svolta, non solo simbolica ma geografica, il potere viene trasferito nell'arcipelago di Rivo Alto (Rialto), proprio in mezzo alla laguna e nucleo fondante della città di Venezia, come ora siamo abituati a focalizzare. 812 L'Imperatore dell'Impero Romano d'Oriente (Bisanzio), Michele I, con il trattato di Acquisgrana riconosce Carlo Magno come erede dell'impero romano. E' la svolta verso il declino di quella che era stata la potente metà orientale dell'eredità romana, sopravvissuta alle invasioni barbariche. 828 Una spedizione navale veneziana, capitanata da alcuni ricchi mercanti, muove verso Alessandria d'Egitto dove viene trafugato (o forse comprato) il corpo e le spoglie dell'evangelista San Marco. Accanto al palazzo dogale viene iniziata la costruzione di una prima cappella atta a custodire le spoglie di San Marco. Le reliquie sono poste alla protezione dogale. E' il legame indissolubile che legherà la repubblica al culto di San Marco. 883 Conquista e distruzione di Comacchio, pericolosa concorrente per Venzia sulle rotte adriatiche. Poteva essere un'altra Venezia, ma da quel tracollo non si risolleverà mai più. 899 Nuova, devastante, invasione Ungara in terraferma. Numerosi profughi vanno a rafforzare l'anagrafe veneziana. 900 Poco evidenti, ma profondissime, modifiche costituzionali trasformano la repubblica in stato repubblicano oligarchico. Al Doge viene affiancato un primo istituto giuridico con compiti giudiziari. Il potere, rappresentato dal Doge, in effetti si trasforma in gruppo di potere denominato 'la Signoria', con il Doge, eletto a vita, a decidere è un gruppo ristretto di nobili eletti a turno dal 'Maggior Consiglio' per breve tempo con un complesso, e in parte affidato al caso, meccanismo di votazione. Il Maggior Consiglio era composto dai nobili aventi diritto al voto e con possibilità di essere eletti alle varie cariche. Successivamente verrrà ulteriormente istituzionalizzata con l'iscrizione al 'Libro d'oro' dei nobili con diritto a partecipare al Maggior Consiglio. Più che un parlamento la possiamo immaginare come un consiglio di elettori che eleggevano al loro interno le varie cariche istituzionali, ma senza alcun potere effettivo sia legislativo che governativo. L'istituzione rimarrà pressoché invariata fino al 'tremendo giorno' della firma della sottomissione a Napoleone. 932 Sottomissione dell'Istria, trasformata gradualmente in territorio interno della repubblica e rimarrà fedele fino alla caduta. 948 Spedizione navale contro la Dalmazia capitanata da Pietro III Candiano, ma non si arriverà mai ad una completa sottomissione. Soprattutto il possesso della costa era di fondamentale importanza per Venezia, anche per debellare il fenomeno della pirateria. 976 Violenta insurrezione popolare contro il Doge Pietro IV Candiano, fu incendiato il palazzo Ducale e andarono a fuoco la Basilica di San Marco e numerose case, di legno, dei dintorni. Pietro IV, doge dal 959 al 976, era salito al potere con una specie di 'colpo di stato' ai danni del padre-doge, Pietro III Candiano. Filo-imperiale, mise in crisi il rapporto con Bisanzio e questo portò grande scontento tra i mercanti veneziani. Il suo dogado fu denso di avvenimenti tragici e criminali : basti ricordare la destituzione del Vescovo, al quale fece cavare gli occhi. La rivolta termina con una violenta strage e con l'uccisione del Doge, dei suoi fedelissimi e dei suoi familiari. 978 Inizia la pronta ricostruzione del Palazzo Ducale e della Basilica di San Marco, anche grazie alle larghe elargizioni di Pietro I Orseolo, nuovo Doge e probabile capo della rivolta. Nel 978 egli abdica e si ritira in convento, circondato da aura che lo farà santo (nel 1731). In realtà si mormorava di pericolosi intrecci d'affari con Pietro III Candiano, sfociati nella vendetta del 976. 991 1009 Pietro II Orseolo è il più prestigioso Doge dell'epoca. Maestro di diplomazia, curò particolarmente i rapporti con Costantinopoli (ottenendo la Bolla d'Oro) e con l'Imperatore Ottone III dal quale si vide riconoscere i privilegi feudali. 992 Promulgazione di una 'Bolla d'Oro' da parte degli imperatori bizantini Basilio e Costantino a Costantinopoli, vero e proprio strumento finanziario e tariffario per i traffici verso l'oriente, che decretava Venezia quale partner privilegiato dell'impero. 996 Furiosa repressione di pirati slavi. Lissa viene messa a ferro e fuoco. 996 Ottone III è in Italia. A suggellare gli ottimi rapporti con il Doge, è padrino di Cresima del figlio di Pietro II Orseolo. 998 L'imperatore concede alcuni benefici territoriali nel bellunese alla Serenissima, molto importanti per le attività delle costruzioni navali veneziane. 1000 Nuova repressione contro i pirati slavi. Con l'appoggio di Bisanzio il Doge muove personalmente a testa della flotta il giorno dell'Ascensione. Il ritorno a Venezia è un trionfo sotto tutti gli aspetti : sia militare che diplomatico verso Bisanzio e l'Imperatore germanico. L'Ascensione diverrà la festa dello sposalizio con il mare. L'anno mille, per Venezia, inizia sotto i migliori auspici. Venezia e la Veneta Serenisima Republica

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Rovigo e il Polesine

La storia del Polesine, in buona sostanza, si sovrappone all'evoluzione del corso del grande fiume Po nel suo sbocco verso il mare Adriatico, con la creazione del cuneo deltizio come ora lo conosciamo. ultima glaciazione (tra i 100.000 e i 10.000 anni fa): le glaciazioni hanno riempito di detriti la pianura, il 'golfo' (di Venezia) si estendeva maggiormente verso quella che ora è terraferma e lambiva i Colli Euganei, tutto il territorio di pianura era paludoso preistoria (età del Bronzo, oltre 5.000 anni fa): il Po si biforcava all'altezza di Guastalla (Reggio Emilia) e dirigeva verso le paludi con un ramo settentrionale che sfociava nei pressi di Atria (Adria), da cui il nome al mare Adriatico, e un ramo meridionale che diede successivamente vita alla 'civiltà etrusca di Spina' preistoria (età del Ferro, XVIII-X sec. a.C.): civiltà paleo-veneta detta di Polada della quale rimangono i primi, scarsissimi, ritrovamenti archeologici del rodigino. Questa popolazione viveva in capanne sopra palafitte. Unico rinvenimento a Canar di San Pietro Polesine. periodo arcaico (VIII sec. a.C.) : sviluppo dell'importante 'civiltà paleo-veneta di Frattesina' (Fratta Polesine), che assieme alle civiltà di Lagole (Cadore), Mel (Valbelluna) ed Este, sono stati i più importanti centri preistorici. Sono state defininte le civiltà della 'Situla', il secchio decorato ed inciso con scene di vita quotidiana, in particolare l'allevamento dei cavalli. Con la rotta e l'alluvione di Sermide il ramo settentrionale del Po perde d'importanza e si rafforza il ramo che scorre sotto Ferrara - i Veneti antichi: Euganei, Atestini, Celti, Galli, Reti, Histri epoca etrusca (VI sec. a.C.): Spina è una importante e attivissima città con traffici commerciali con la Grecia e il nord Europa, il fiume Po si ramificava nell'Olana-Volano e nelle

diramazioni di Gaurus (Goro) e Mesola, e il Padoa, dal quale deriva il nome (poi in epoca romana chiamato Eridanio) epoca romana (II sec. a.C., I sec d.C.): l'influenza romana avvenne gradualmente con forme di assorbimento culturale, Adria divenne la più importante città romana dell'area polesana e deltizia con il massimo splendore nel I secolo. Il delta si sviluppa verso il mare sotto Comacchio, il ramo nord di Adria perde di portata d'acqua, Adria si trova dapprima in un golfo paludoso e successivamente in terraferma, l'antico alveo del Po è occupato dal Canal Bianco (derivato dall'Adige) e permette alla città 'affiliata' a Roma di prosperare quale importante porto fluviale a ridosso del mare vedi anche archeologia, storia antica e storia romana e strade romane epoca bizantina: dopo l'abbandono, il riselvatichimento, le alluvioni e le prime devastazioni 'barbare' l'area polesana si trova sotto l'influenza bizantina e viene ripresa l'opera di manutenzione dell'apparato idraulico, durato ben poco ed anche sfruttato per cercare di porre argine all'invasione Longobarda epoca longobarda (VI sec. d.C.): grandi sconvolgimenti non solo politici con le invasioni 'barbare', ma anche geo-naturalistici, con devastanti alluvioni (mitica quella del 589, che fu quasi una fine del mondo ed impaludò tutto per oltre un millennio) che sconvolgono anche l'apparato deltizio spostando i rami principali più a nord di Spina con maggior apporto d'acqua verso le Valli di Comacchio e l'asse dell'attuale cuneo del delta ed è la premessa per la rapida formazione del vasto apparato deltizio come lo conosciamo ora insediamenti benedettini (anno 1000): i Benedettini bonificano vaste aree attorno all'importante abbazia di Pomposa e il Po di Volano. Ma è anche l'epoca delle guerre tra Venezia, Chioggia e Comacchio che allora era pari, se non superiore, a Venezia. Delle tre Comacchio ebbe la peggio con l'incendio e la distruzione dalla quale non si riebbe più. 1152 : rotta di Ficarolo e devastante alluvione che rafforza il ramo settentrionale, il Po di Maestra, e riduce il flusso d'acque verso il Po di Volano e di Ferrara, un intervento di deviazione, non ben riuscito da parte degli Estensi, del fiume Reno porta acqua alla città di Ferrara epoca Comunale e delle Signorie (XI-XIV sec.): il territorio è conteso e passato di mano tra Scaligeri, Estensi e Ferraresi epoca Veneziana (XV sec.): il territorio è conteso tra Venezia e lo Stato Pontificio 1500 : si rafforza in portata d'acqua il Po di Tramontana che apporta acqua e sedimenti direttamente nella laguna di Chioggia, con grave preoccupazione del Magistrato alle Acque della Serenissima che teme l'interramento lagunare 1600 : la Serenissima si muove con un vasto e generalizzato piano di razionalizzazione dei fiumi e delle lagune, viene scavato il 'Taglio di Porto Viro' nel riuscito intento di spostare il flusso d'acqua principale fuori dalla laguna verso l'attuale asse principale del Po di Maestra e di Venezia, successivamente vengono spostati l'Adige e Brenta fuori della laguna di Chioggia e nella laguna nord viene spostato il Piave verso Lignano ed il Sile viene portato sul precedente alveo del Piave XIX secolo : interramento, parzialmente naturale, della Sacca di Goro e grandiose opere di bonifica in tutto quello che ora è il territorio del comune di Porto Tolle, con creazione di vastissimi fondi agrari con scavi di canali ed innalzamento di poderosi argini per proteggere un territorio che si trova ad 1-2 metri sotto il livello del mare 1951 e 1966 : le ultime memorabili alluvioni in Polesine

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le civiltà pre-venete, gli Euganei, gli Heneti o Veneti antichi: Atestini, Celti, Reti, Galli Cenomani, Galli Carni, Histri

le civiltà pre-venete, gli Euganei, gli Heneti o Veneti antichi: Atestini, Celti, Reti, Galli Cenomani, Galli Carni, Histri popoli autoctoni pre-veneti e la civiltà euganea La civiltà paleoveneta, secondo Omero, Tito Livio e Virgilio ed accreditata da studi moderni, si sarebbe prodotta dalla fusione di abitanti indigeni della preistorica cultura Villanoviana Padana con gruppi di Eneti (o Enetoi o Heneti o Evetoy secondo Omero) provenienti dalla Paflagonia (Asia Minore - Turchia) tra i secoli XV e XII a.C. I centri più importanti furono Padova e, soprattutto, Este il centro dominante da cui dipendevano numerosi villaggi sparsi lungo le innumerevoli vie d'acqua. Attività principale per la quale erano famosi fu l'allevamento dei cavalli, oltre all'agricoltura e a forme artigianali di sussistenza. Migrazioni di tribù di Celti, Reti, Galli Cenomani, Galli Carni, Histri, che ambivano ad insediarsi nelle fertili terre padane, furono una costante per tutto il millennio avanti Cristo e finirono per intrecciarsi con gli antichi indigeni e gli 'immigrati' orientali. La cultura dei Veneti antichi, ancora viva e vegeta dopo 2500 anni di contaminazioni, nasce da un amalgama tra tribù preistoriche, civiltà Euganea, migrazioni e apporti dal medio oriente, influenze ed insediamenti tribali da popoli germanici e celti (quelle che poi saranno le invasioni 'barbariche' di epoca romano-imperiale), intreccio con Greci ed Etruschi dalla cui cultura deriva la scrittura veneta. All'incirca tra i secoli VI-III a.C. s'intensificarono i contatti con la vicina civiltà Etrusca, molto evoluta, dalla quale i Veneti trassero i caratteri alfabetici. Quindi l'influenza militare e culturale romana, dal I secolo a.C., che finì per integrarsi con l'originalità Veneta e farne la regione più ricca ed abitata dell'impero. Aquileia, Altino, Este, Padova, Chioggia, Frattesina, Adria, furono città con origini addirittura nella preistoria della via dell'Ambra, parliamo di centomila anni di storia.

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Veneti

Nell'immagine, statuetta raffigurante un antico guerriero veneto.

 

I Veneti si trasferirono nella penisola italica dalla Plafagonia, un’antica regione situata a sud del Mar Nero. Il loro nome derivava dal termine Heneto o Eneto. Prima di migrare in Italia, gli Eneti avevano parteciapato con la propria cavalleria alla guerra di Troia a fianco dei troiani. Questa guerra pare fosse stata generata da un complesso di cause che nulla avevano a che vedere con la versione data da Omero nell’Iliade, ma che possono essere fatte risalire alla volontà di espansione di popoli di recente costituzione proiettati alla ricerca di un proprio spazio oppure dalla eventuale pressione esercitata da nuove migrazioni. Al termine della guerra vi fu un generale riassestamento di popoli che originò lo spostamento migratorio di intere popolazioni, tra i quali gli Eneti. Inizialmente essi si trasferirono in Tracia da dove, in seguito, si spostarono nell’Illirico, per poi raggiungere le sponde occidentali e settentrionali dell’Adriatico dove si stanziarono in modo definitivo. Per raggiungere questa loro meta finale, che prese poi il nome di Venetia, gli Eneti impiegarono circa cinque secoli, dal XIII all’VIII secolo a.C.. Al loro arrivo i Veneti trovarono altre popolazioni già presenti da tempo nella regione: Umbri, Etruschi ed Euganei. Dopo lunghi anni di di guerre e sacrifici, essi riuscirono ad avere ragione e ad assorbire le popolazioni preesistenti. La regione abitata dai Veneti si estendeva dalle coste dell’Adriatico comprese tra il Timavo ed il Po, ed era racchiusa tra le Alpi friulane e del Cadore fino al Lago di Garda. Questo popolo suddiviso tra Veneti di mare e Veneti di terraferma costituì un ragguardevole insieme di popolazioni dotate di un proprio ordinamento sociale-religioso e mantenne integri costumi e tradizioni. Dettero vita a numerosissimi aggregati urbani è già in epoca preromana si contavano sul territorio veneto una cinquantina di città e una popolazione totale di circa un milione e mezzo di abitanti. La tranquillità dei Veneti era continuamente messa a rischio dai continui contrasti con le popolazioni vicine ma soprattutto dalle scorrerie dei Galli, giunti fino al Mincio e al Po. Per risolvere questi problemi venne stipulata un’alleanza tra Romani e Veneti, che in tal modo poterono far fronte comune contro il pericolo gallico. I romani dimostrarono sempre la loro stima per i Veneti, ritenuti a ragione ottimi alleati e valorosi soldati.

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I VENETI- Progenitori dell' Uomo Europeo

I VENETI progenitori dell'uomo europeo. Libro composto da 526 pajine version in lengua italiana.(Proibito e Censurato in italia) Presso al publico 50 FV ( Prenotare in segreteria GNV) Sconto 10% par ki xe iscrito a l'anagrafe. Sconto 20% par ki ga el documento de identità veneto. Spiegasiòn libro: I VENETI. PROGENITORI DELL’UOMO EUROPEO. Gli autori sono tre storici e linguisti sloveni: Josko Savli, Matej Bor, Ivan Tomazic. (da “Il Giornale di Vicenza”, 25 maggio 1994). Gli autori infatti sostengono che gli sloveni non appartengono al gruppo degli slavi meridionali bensì a quella matrice che fa riferimento all’antico popolo dei veneti. PRATICAMENTE INTROVABILE era ed è il volume dedicato ai Veneti.E’ veramente incomprensibile come un’opera incentrata sulla storia, sulle origini dei Veneti non abbia un minimo di diffusione in Italia. Certo, un volume sui Veneti (o Paleoveneti o Veneti antichi) non potrà rappresentare un best seller, ma fortunatamente sta aumentando il numero di coloro che vogliono conoscere un po’ di più da vicino questa civiltà, questo popolo che ha dato il nome ad una regione e dal quale discendiamo. E un passaggio nella prefazione del libro scritta da uno degli autori, il prof. Ivan Tomazic, è estremamente significativo (si riferisce alla civiltà lusaziana, cultura sviluppatasi a partire dal XII secolo a.C. nella regione di Lusazia ai confini fra la Germania e la Polonia): “Ma chi furono i portatori della civiltà di Lusazia e di quella dei campi d’urne che dalla lusaziana fu la derivazione e continuazione? Porsi questa domanda significa chiedersi quale fu il primo popolo dell’Europa centrale o forse dell’intera Europa, un popolo cioè dotato di un’evoluta organizzazione sociale non più strutturata su basi tribali. Fino all’ultima guerra gli studiosi identificavano questo popolo con i proto-Illiri. Le più recenti acquisizioni della storiografia dell’archeologia, della toponomastica e della linguistica testimoniano invece a favore di un’identificazione con il popolo dei Veneti antichi, una parte del quale si conservò fino all’arrivo dei Romani nell’area dell’alto Adriatico, in quella regione - il Veneto - che ancor oggi porta il loro nome. Ma che cosa si sa di questo popolo, quali sono le prove che ci permettono di affermare che furono proprio i Veneti a occupare l’Europa come portatori della civiltà dei campi d’urne e infine quali tracce rimangono di questo popolo e dei suoi discendenti? Su tutte queste questioni ha gravato finora un ‘non luogo a procedere’, una specie di tabù che si spiega col fatto che il popolo preistorico dei Veneti non era inseribile in nessuna delle ideologie nazionalistiche che a lungo hanno condizionato la storiografia moderna. Il nostro lavoro si propone di rimuovere questa barriera e di offrire una visione più spassionata e chiara della preistoria e della storia dell’Europa centrale e, di riflesso, anche dell’Europa tutta”. Il volume è il primo che pone in una luce completamente nuova la presenza dei Veneti nell’antichità, rivoluzionando le tradizionali teorie, spiegando come in quell’epoca essi abbiano avuto un ruolo di primo piano nel modellare la civiltà europea assieme all’entità greco-latina. Questo libro dovrebbe quindi scuotere l’assopito mondo culturale e scientifico italiano da sempre poco propenso a riconoscere nell’antichità spazio all’esistenza di civiltà diverse da quella latina. E soprattutto può essere un ulteriore momento di contrapposizione alla logica massificante e standardizzante “un popolo, una lingua, una storia” che si sta tentando di imporre in Italia quando invece all’interno dello Stato ci furono e ci sono “più popoli, più lingue, più storie”. La teoria che gli Sloveni siano arrivati in patria nel VI secolo d.C. non ha base documentaria o archeologica. Si tratta di una invenzione creata da storici e archeologi tedeschi e austriaci, che erano al servizio dei rispettivi governi. Molte generazioni di studiosi sono stati indottrinati con questa teoria, come se si trattasse di un fatto scientificamente provato. Le forze politiche in Europa così pure in America del Nord sono stati costantemente ostili ad un riesame di tale questione. Essi hanno sistematicamente impedito di rivedere la questione della storia slovena. I professori universitari in tutti i modi possibili scongiurano qualsiasi tentativo in proposito: sanno che una nuova indagine della storia slovena svolta da studiosi indipendenti avrebbe profonde implicazioni, non solo per la Slovenia, ma per tutta l'Europa centrale. Essi sanno che la maggior parte dei particolari e degli eventi importanti nella storia slovena era stato deliberatamente alterato o spazzato via, come se non fossero mai esistiti. La tesi tradizionale, che ritiene gli Sloveni indigeni della regione alpina d'Europa, si è sostenuta non solo da ricercatori sloveni, ma anche da alcuni studiosi tedeschi e italiani. Eppure, attraverso sapienti manipolazioni, è stato ad essa negato il giusto posto nell’opinione pubblica in generale e, quando è riemersa a metà del 1980, è stata fortemente attaccata dall’establishement degli storici. L'approccio avanzato dagli autori sloveni Šavli, Bor e Tomažic nel loro libro Veneti: First Builders of European Community, ha disturbato le fondamenta della storia ufficiale in Europa centrale. Da allora, ci sono state vivaci discussioni e innumerevoli scambi d’opinione nei mezzi di comunicazione per quanto riguarda l'origine degli sloveni e la loro relazione con i Veneti. La risposta del Nord America è stata assai diversa. Anche quei gruppi di studiosi più strettamente collegati alla Slovenia hanno trattato le nuove risultanze principalmente con il silenzio, ma c'era anche una grande quantità di ben pianificato ostruzionismo. Tuttavia, anche loro, come i loro colleghi in Europa, in linea con le teorie superate del passato.

www.governonasionaeveneto.org   www.confederasionveneta.org    www.gaxetadelpopoloveneto.org

 

 

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La nascita dei Veneti

La nascita dei Veneti Le genti che appartenevano alla Civiltá della Ceramica a strisce - dopo le incursioni degli Indoeuropei - non furono annientate. Esse vivevano nella nuova organizzazione sociale - come sostrato - disponendo di una cultura e di una tecnica agraria ad un livello molto piú alto di quella degli indoeuropei, per lo piú pastori. Cosí il sostrato continuava a progredire ed in qualche modo assimilava il superstrato indoeuropeo. In tale contesto nacque la straordinaria Civiltá di Aunjetitz in Boemia, dopo il 1800 a.c. circa, alla quale seguí la potente Civiltá di Lusazia dopo il 1500 a.c. circa. Intorno al 1200 a.c. correnti migratorie si diressero dal territorio della Civiltá di Lusazia in varie parti d'Europa ed in Asia Minore, diffondendo la Civiltá dei Campi di Urne. La ricerca archeologica e linguistica individua nei Veneti i propagatori di tale civiltá; la cremazione dei morti e l'uso di urne cinerarie per le sepolture cambió profondamente la concezione dell'esistenza terrena ed ultraterrena. I Veneti arrivarono con le loro migrazioni fino in Sicilia, ne é testimonianza il campo di urne scoperto nei pressi di Milazzo ed il vicino luogo che porta il nome di Venetico. Il territorio in cui il loro insediamento risultó ininterrotto era quello tra il Baltico e l'Adriatico che i vicini Tedeschi usano chiamare dei Wenden, Winden o Windische, i Veneti delle fonti latine. Successivamente sorse la Civiltá di Hallstatt (800-400 a.c.) che comprendeva ampie aree prealpine a nord delle Alpi, le Alpi Orientali, l'Alsazia, la Svizzera settentrionale, la Svevia, la Baviera, l'Austria e la Slovenia. Gli effetti di questa civiltá sulle altre regioni fu talmente forte che gli archeologi designarono il periodo dell'antica Etá del Ferro in Europa con il nome di Hallstatt. Nella tarda Etá del Ferro, dopo il 400 a.c. circa i Celti diffusero in gran parte d' Europa la Civiltá di La Téne. I Veneti in una delle spinte espansive ricordate - risalenti al X secolo a.c. circa - diedero vita nell'attuale territorio del Trentino, del Veneto, del Friuli, in parte della Slovenia e della Carinzia (nella Valle del Gail) alla Civiltá di Este, cosí denominata per gli straordinari ritrovamenti di tombe con corredi fittili, bronzei e di iscrizioni in lingua venetica, scoperti presso l'omonima cittadina nei Colli Euganei. Fu uno dei primi centri d'irradiazione delle cultura venetica in quella che verrá poi definita la Venetia et Histria. Il territorio che corrisponde all'attuale Veneto non subí invasioni celtiche o conquiste romane e rimase sempre libero. Jožko Šavli

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CULTURA - I Veneti Antichi

I VENETI ANTICHI Grazie alla scoperta di centinaia di siti antichissimi, l’archeologia ci conferma che le nostre terre venete sono state stabilmente ed intensamente abitate dai nostri antenati sin dalle epoche remote, in particolare da 3.000 - 4.000 anni fa’ in poi. Le prime fonti storiche ci dicono che i popoli originari del veneto furono inizialmente spinti verso le montagne nell’area trentino-veneto-friulana in seguito all’arrivo dei Veneti, tra il 1200 e il 900 avanti cristo. Infatti, forti variazioni climatiche causarono l’inaridimento dei loro territori d’origine e li costrinsero ad una emigrazione in massa. Gli storici antichi raccontano che I Veneti venivano dalla Paflagonia, situata nel nord dell’attuale Turchia ai confini con la terra delle Amazzoni e dell’impero Ittita. Erano forti, progrediti ed organizzati, conoscevano bene la lavorazione del ferro (appresa dagli Ittiti), della terra e dell’idraulica (nascono allora le prime opere di canalizzazione e di arginazione dei fiumi in Veneto). Gli autoctoni originari ed i veneti “Paflagoni” superato il primo inpatto coabitarono, si integrarono e si fusero dando origine all’etnia dei veneti del Veneto (ci furono anche i veneti della Bretagna e del lago di Costanza e della Stiria fin su al Baltico). Entrambe le popolazioni erano di origine indoeuropea, parlavano una lingua simile pur se diversa: si capivano. I Veneti erano fieri e combattivi ma non rissosi; vivevano pacificamente sapendo ben difendere i propri confini (soprattutto dai vicini Celti arrivati dopo). Assorbirono tutte le successive immigrazioni: dei Celti e dei Romani prima e delle popolazioni germaniche barbariche (portavano barbe lunghe) poi (goti, longobardi, franchi ecc.). I nuovi arrivati erano numericamente inferiori, pertanto, si integrarono assorbendo la cultura, la lingua e l’identità veneta. Forse alcune colonie venete sono probabilmente arrivate fino in Etruria e in Lazio (Venetulani) ed hanno contribuito alla fondazione di Roma. I veneti autoctoni più antichi abitavano nei castellari, villaggi fortificati posti su alture o colli (i toponimi “castelo” o “castelaro” spesso indicano un luogo elevato dove tremila anni fa esisteva un castelaro) i nuovi colonizzarono i terreni paludosi di fondovalle, in prossimità degli svincoli viari. Il tiglio era il loro albero sacro e attorno ad esso si riunivano i saggi del villaggio. Sacro e rispettato era il cavallo (ad Altino – VE - sono state rinvenute sepolture di cavalli), infatti, erano universalmente noti per gli allevamenti di stupendi cavalli. Erano religiosi, bruciavano i loro morti su pire di legno profumato e raccoglievano le ceneri in urne di terracotta o bronzo che seppellivano in cassette di pietra inoltre veneravano diversi dei in templi all’aperto immersi nei boschi sacri, in particolare la dea Rejtija (il cui massimo centro di culto pervenutoci era presso Lagole di Pieve di Cadore), ma anche nei centri importanti (Vicenza, Padova, Este, Treviso Montebelluna ec.) Trimuzijat dio dalle tre teste, Aponus venerato nei pressi di Abano (PD) edaltri. Il fortissimo amore dei Veneti per la Madonna, testimoniato dai numerosi capitelli, chiese e santuari ad essa intitolati, (non comune fuori dal Veneto) è un retaggio popolare del culto antichissimo e diffuso della dea Rejtija surrogata, in seguito alla cristianizzazione, con la figura della Madonna (A testimonianza del grande rispetto e della grande considerazione di questo popolo per la donna). I Veneti antichi (come i moderni) erano avventurosi e temerari commercianti (si spingevano fino al mar baltico e all’Etruria o più a sud), erano abili artigiani e valorosi guerrieri: bloccarono l’espansione celtica ai confini veneti sia a nord che a occidente, coabitando in maniera pacifica con i Celti Cenomani stanziati tra Verona e Bergamo. Dal 6° secolo a.c. si diffuse la scrittura: il venetico, coevo dell’Etrusco. Le sue tracce sono diffuse in tutto il Veneto fino alla Carnia. Mirabili sono le tavolette bronzee “atestine” conservate al museo nazionale di Este – PD, che testimoniano la presenza di una scuola di scrittura nei pressi del tempio di Este, e numerose iscrizioni su bronzo, pietra o ciotoli visibili nei musei di Padova, Vicenza Treviso, Pieve di Cadore ecc.. Una etnia omogenea e attiva con almeno 500.000 abitanti e una ricchezza tale da qualificarla, nel primo secolo a.c., come terza città dell’Impero romano per numero di cavalieri (500 aristocratici). Erano esperti di ingegneria idraulica visto che concepirono il “Graticolato” (chiamato erroneamente romano, in realtà di origine Venetica), una griglia estremamente precisa di strade e canali irrigui a nord di Padova, e realizzarono parecchie strade (successivamente risistemate e rinominate in epoca romana). Tra i diversi personaggi famosi veneti, di cui è rimasta una memoria storica, sono da citare gli scrittori Tito Livio (padovano), Catullo (veronese) e Virgilio (mantovano). Addirittura Tito Livio incomincia la poderosa opera della storia di Roma in dieci volumi (la favola di Romolo e Remo e i sette re di Roma) raccontando il mito delle origini del popolo veneto, e dell’arrivo di Antenore suo capostipite.

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